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Commercialisti: statistiche e previsioni 

La Commissione rilevazione dati statistici dell’Ordine dei Commercialisti e degli esperti contabili ha condotto una ricerca sui commercialisti.

Cogefim evidenzia quali sono le due strategie migliori che i commercialisti, intenzionati a fronteggiare l’evoluzione del mercato, dovrebbero adottare: specializzazione e aggregazione con colleghi o professionisti di diversa tipologia.
La Commissione rilevazione dati statistici dell’Ordine dei Commercialisti e degli esperti contabili di Milano ha condotto un’indagine volta ad analizzare l’andamento di settore di questa categoria di professionisti. La ricerca è state effettuata su un campione di 1885 commercialisti milanesi, divisi in 5 fasce di fatturato, delle quali la prima comprende i professionisti con un fatturato inferiore a 100.000 € e l’ultima include quelli che fatturano più di 1 milione di euro.
I risultati hanno sottolineato che: il 76% degli intervistati rientra nella fascia di fatturato inferiore a 300.000€, il 51% è titolare di studio, il 23% è socio di uno studio professionale e il 26% è collaboratore.
La maggior parte dei membri del campione sostiene che l’aggregazione con professionisti di diverse categorie ma anche con colleghi, sia una delle migliori soluzione per il futuro, in quanto serve per integrare varie specializzazioni e competenze (secondo il 79%), migliorare la qualità e la velocità dei servizi offerti (per il 26%), ridurre i costi (47%) e per ampliare l’offerta (secondo il 26% dei membri del campione). In modo antitetico dal resto degli intervistati, il 5% ha una visione più pessimistica e sostiene che sia una mossa totalmente priva di utilità.
Dai dati è emerso che il settore dei commercialisti è a prevalenza maschile; la presenza di donne risulta consistente solo nella fascia di fatturato inferiore a 100.000€.
Per quanto concerne il processo di digitalizzazione oggi in atto, l’opinione degli intervistati si divide nel seguente modo: il 44% lo reputa minaccioso e dunque teme strumenti quali dichiarativi precompilati e fatturazione elettronica, il 42% in modo antitetico reputa il digitale un’opportunità da sfruttare al meglio. Il restante 14% si pone con indifferenza alla questione.
Sul piano dell’internazionalità dei commercialisti italiani, un grosso freno è la mancata conoscenza di lingue straniere: il 48% dei componenti del campione ha infatti dichiarato di parlare solo italiano e inglese. Coloro che però conoscono più lingue sono in media quelli che raggiungono fatturati superiori ai 500.000€. Nonostante la limitata conoscenza linguistica, circa la metà degli intervistati assiste anche qualche cliente straniero.

 

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